Gli studenti dell’Università Europea di Roma hanno partecipato ad un incontro dedicato alle attività sociali della Società di San Vincenzo De Paoli, organizzato il 20 febbraio 2020 nell’ambito delle attività di Formazione Integrale.
Questa associazione è diffusa in tutto il mondo ed ha scopo di aiutare i bisognosi, gli ammalati, gli anziani soli, i carcerati e chiunque si trovi in difficoltà.
La conferenza è stata aperta da un’introduzione di Padre Gonzalo Monzón LC, Direttore dell’Ufficio Formazione Integrale dell’Università Europea di Roma e di Antonio Gianfico, Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli.
“Questo incontro fa parte di una serie di conferenze che hanno l’obiettivo di mostrare l’impegno del mondo del volontariato per il bene della società”, ha spiegato Padre Gonzalo Monzón LC, Direttore dell’Ufficio Formazione Integrale dell’Università Europea di Roma.
“Il buon esempio è la cosa più importante. Attraverso le testimonianze concrete di chi si impegna nel sociale, possiamo dare un contributo importante alla formazione degli studenti. L’Università Europea di Roma, infatti, crede in un progetto educativo che punta a sviluppare tutte le sfaccettature della persona, le sue facoltà, le sue abilità e competenze, in modo armonico e completo.
Ci interessano, nello stesso modo, la formazione intellettuale e quella umana. Cerchiamo di favorire l’inserimento dei giovani nella società, offendo strumenti che possano aiutarli a scoprire il senso più profondo della vita”.
Nella sua introduzione Antonio Gianfico, Presidente nazionale della Società di San Vincenzo De Paoli ha sottolineato l’aspetto del dialogo con le nuove generazioni.
“Siamo qui oggi a parlare con i giovani proprio perché, stimolare la loro sensibilità nelle politiche sociali, è una delle nostre priorità”, ha detto il Presidente. “Ci piacerebbe suscitare una vera e propria rivoluzione culturale incitando i giovani a sviluppare una nuova attenzione al prossimo.
L’Università è il luogo dove si forma la persona. Un posto in cui il presente, rappresentato dai docenti e da noi che interveniamo, ed il futuro, fatto di molti giovani volenterosi, si incontrano. Ed è proprio questa azione educativa che riteniamo fondamentale, perché, se tante cose oggi non si fanno, è perché non rientrano nella sfera delle nostre abitudini. Per sensibilizzare le nuove generazioni dobbiamo far entrare il valore della solidarietà nella quotidianità”.
Nel corso della conferenza è stato presentato il Premio Carlo Castelli per la solidarietà, concorso letterario riservato ai reclusi delle carceri italiane, organizzato dalla Società di San Vincenzo De Paoli in collaborazione con il Ministero della Giustizia ed il patrocinio di Camera e Senato.
“Il Premio Carlo Castelli nasce nel 2008 per dare voce alle persone detenute attraverso la scrittura, pratica antica in cui il foglio diventa quasi uno specchio di sé”, ha spiegato Claudio Messina, Delegato del Settore Carcere nella Società di San Vincenzo De Paoli.
“Nell’era attuale nessuno scrive più una lettera servendosi di carta e penna e i messaggi digitati al computer, o quelli istantanei affidati ai social, denotano la perdita di interiorizzazione e di discernimento. Sono spesso parole in libertà dettate da stereotipi di comportamento assai discutibili.
I detenuti invece scrivono di sé, raccontano storie in cui proiettano tutte le ansie del vivere una condizione innaturale e quelle legate a un futuro oscuro, temuto non meno della carcerazione. Dopo l’edizione dello scorso anno, che aveva per tema “Riconoscere l’umanità in sé e negli altri per una nuova convivenza”, la XIII edizione del Premio chiede ora di raccontare “Il mondo di fuori visto da dentro”, ovvero di farci capire quali distorsioni della realtà possono filtrare dalla finestra stretta di una cella.
Se è complicato per noi, uomini liberi, avere un’immagine realistica di un mondo globalizzato in cui le regole si spostano continuamente, è facile immaginare di fronte a quale disperazione possa trovarsi una persona rinchiusa per molti anni, completamente alienata e quasi sempre rifiutata nel momento in cui riacquista la libertà fisica.
Se dunque il Premio svolge un’azione pedagogica per chi sta “dentro”, aiuta anche noi di “fuori” a prendere coscienza di una realtà che ci riguarda tutti”.
Alla conferenza è intervenuto anche Giuliano Crepaldi, Presidente del Consiglio Centrale di Roma della Società di San Vincenzo De Paoli, che ha illustrato agli studenti le attività sociali nella capitale.
“La Società di San Vincenzo del Consiglio Centrale di Roma – ha detto Crepaldi – attualmente è impegnata in una serie di attività volte ad intercettare le diverse istanze e ad offrire risposte concrete alle richieste di aiuto, ad esempio: sostegno alle famiglie ed agli anziani, distribuzione di pacchi contenenti generi alimentari per i bisognosi, mensa fissa ed itinerante, per i senza dimora ed indigenti, raccolta e distribuzione generi di prima necessità ( abiti e coperte ).
È, inoltre, fortemente e concretamente impegnata a cogliere le nuove esigenze di chi versa in difficoltà ed a raccogliere le nuove sfide che caratterizzano i nostri tempi, per fornire una risposta in termini di prossimità ed assistenza verso chiunque vive una condizione di bisogno o di emarginazione.
I nostri servizi, in concreto, sono: mensa itinerante a Stazione Termini, tre giorni alla settimana ,140 pasti ogni sera; mensa itinerante in via della Conciliazione, 150 pasti il venerdì di ogni settimana; mensa fissa, 120 pasti per 6 giorni alla settimana; distribuzione pacchi viveri per persone e famiglie in difficoltà, 320 pacchi al mese; assistenza e visite domiciliari.
C’è anche un magazzino con generi alimentari, a sostegno di persone indigenti quali: famiglie, genitori separati, disoccupati e anziani. Attualmente questa attività aiuta 250 nuclei familiari”.
L’incontro si è concluso con i lavori di gruppo dei giovani presenti, che hanno espresso le loro riflessioni attraverso parole-chiave e disegni su grandi fogli bianchi.