30 Ottobre, 2020

La bellezza della cultura della solidarietà

Intervista ad Alessandro Ginotta, scrittore e blogger, Responsabile ufficio stampa della Società di San Vincenzo De Paoli

Alessandro, quanto è importante la buona comunicazione nella società di oggi? 

Una frase attribuita al grande stratega Napoleone Bonaparte recita così: “C’è da avere più paura di tre giornali ostili che di mille baionette”. Perfino un testo che si perde nella storia, quando ancora il giornalismo doveva essere inventato, riporta: “ne uccide più la lingua che la spada” (cfr. Siracide 28,18). Da sempre l’uomo è consapevole della forza che può sprigionare da una parola e, troppo spesso, questa potenzialità viene usata a fin di male. Così, la ricerca di un sensazionalismo ad ogni costo, l’informazione manipolata per favorire il proprio tornaconto o anche solo il desiderio di raccogliere facili consensi da un post sui social network, rischiano di trascinare l’informazione in un campo di battaglia dove le baionette sono fatte di invidia, odio e vanità senza senso.

In una società iperconnessa, che apre a tutti l’accesso ai canali di informazione, questo fenomeno viene ulteriormente amplificato. Ciascuno di noi, trincerato dietro la propria tastiera ed un nickname, può trasformarsi in un killer spietato dei buoni sentimenti altrui. Ecco che, oggi più che mai, è fondamentale soffermarsi a riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni prima di agire. Non dobbiamo dimenticare che la persona che incontriamo dall’altra parte dello schermo non è un personaggio di un videogame, non è composto di pixel, ma è un essere umano in carne ed ossa, con la propria sensibilità, con i propri sogni e con una propria anima. Giornalisti, scrittori, comunicatori, dovremmo tutti fare uno sforzo di responsabilità ed iniziare a dare il buon esempio. Perché così come l’odio è diventato virale, può diventarlo anche l’amore.

Ora, non sto dicendo che la comunicazione debba diventare buonista, perché a nessuno serve un media che si occupi soltanto di “gattini salvati dagli alberi”. Ma occorre saper bilanciare il tono con cui si scrive e si parla, con la consapevolezza che chi sta dietro ad una tastiera, a un microfono od una videocamera, non ha solo il ruolo di trasmettere informazioni, ma ha il preciso dovere di verificarle. Perché non dobbiamo dimenticare che informazione ed educazione sono indissolubilmente legate fra di loro ed anche una sola parola, scritta o trasmessa, porta con sé sempre anche una valenza pedagogica.

Ti occupi della comunicazione di un’importante realtà internazionale del mondo del volontariato: la Società San Vincenzo de Paoli. Che cosa significa per te questo lavoro, che è anche una missione?

Devo ammettere di sentirmi fortunato: ho avuto la possibilità di trovare un lavoro che coincide con i miei ideali ed il mio modo di pensare. Non devo indossare una divisa o conformarmi ad una mentalità aziendale, ma posso esprimere liberamente i miei sentimenti, i miei pensieri, sapendo che sono quelli che la Società di San Vincenzo De Paoli porta avanti da sempre. È un privilegio che non è da tutti. Vivo il mio lavoro proprio come una doppia missione: aiutare chi vive condizioni di disagio affiancandolo con amicizia ed empatia da un lato e, dall’altro lato, promuovere una cultura della solidarietà sensibilizzando lettori e media. Mi sento davvero realizzato in quello che faccio.

Posso dire di vivere sulla mia pelle quello che provano tutti i volontari della Società di San Vincenzo De Paoli quando entrano nelle case delle persone che si rivolgono a noi. Le andiamo a trovare, diventiamo loro amici, portiamo un piccolo pacco della spesa o qualche altra forma d’aiuto, ma soprattutto portiamo noi stessi. Questo non fa parte del mio lavoro; il mio compito è scrivere: dovrei limitarmi a raccontare quello che fanno i membri dell’Associazione. Ma ho deciso di non restare con le mani in mano, a parlare di ciò che non ho sperimentato in prima persona. Così mi trovo sempre “in prima linea”, insieme a tanti confratelli e consorelle che visitano le persone in difficoltà, gli infermi, i carcerati, chi non ha un tetto sopra la testa e chi un tetto ce l’ha, ma è pieno di problemi. Ascoltiamo, consoliamo, consigliamo, cerchiamo, dove possibile, di accompagnare le persone che ci vengono affidate, in un percorso di crescita personale finalizzato alla fuoriuscita dalla condizione di povertà: li aiutiamo a cercare un lavoro, a studiare per acquisire nuove competenze. E, qualche volta, insegniamo loro come far quadrare il bilancio familiare, dove le poche entrate non sembrano mai sufficienti a coprire le uscite.

Poi viene il lavoro vero: far sì che i colleghi della stampa, di radio, televisioni e nuovi media si interessino alla nostra Associazione. Un incarico che mi rende felice, perché mi permette di  comunicare i valori in cui credo davvero e seminare un po’ di speranza.

Sei anche un apprezzato scrittore e blogger. Puoi parlarci dei tuoi libri e del tuo blog? 

C’è un momento della giornata che mi piace particolarmente: la sera, quando, terminato il lavoro, il cellulare smette di squillare. È così che nascono i miei libri: prendo in mano il Vangelo del giorno dopo, lo leggo e lo rileggo, mi interrogo, poi mi metto davanti ad una pagina vuota e… inizio a riempirla. Ecco la “#Santanotte”, un appuntamento atteso quotidianamente da centinaia di affezionati lettori che mi seguono sul blog e sui social network. Le parole scaturiscono rapidamente: come un fiume in piena, trasformano l’arida giornata in un terreno fertile, su cui costruire il domani. Ogni sera è un’esperienza unica con il divino, un momento di dialogo e di preghiera che mi piace condividere con gli amici che mi leggono. Non per parlare agli altri di me, ma per portare un po’ della luce di Dio nell’anima degli altri. Anche questo fa parte della mia missione. Cerco di scrivere con parole semplici, per raggiungere anche i più distanti, anche i più distratti e chi, forse perché lo conosce troppo poco, proprio a Dio non ci pensa.

Dalla raccolta di questi testi, opportunamente ampliati e rielaborati, nel 2017 è nato “Cento giorni con Gesù”, con il sottotitolo: “non il solito commento al Vangelo, ma qualcosa di completamente nuovo”. Nuovo perché rilegge i passi dei quattro evangelisti alla luce di oggi. Portando Gesù nella vita ordinaria del nostro tempo.

Poi decisi di scrivere di nuovo. All’inizio avevo pensato di lavorare al seguito di Cento giorni con Gesù, ma scoprii subito che Dio aveva in serbo per me altri piani. Fin dalla seconda pagina accadde qualcosa che trasformò profondamente la mia vita: la morte di mio padre. E poi, via via, una carambola di eventi che mi avrebbero proiettato lontano nello spazio e nel tempo, spingendomi in un’altra città. Mi venne subito in mente l’avventura di Giona, il profeta che, quanto più cercava disperatamente di ancorarsi alle certezze delle propria vita, tanto più veniva inseguito da un inesorabile destino, che si faceva beffe di ogni tentativo di sottrarvisi. Mi ponevo mille domande: perché Dio permette la malattia? E la morte? E perché esiste tutto questo male nel mondo? Così, lavorando su questi interrogativi, una goccia d’inchiostro in seguito all’altra, ho trovato delle risposte. E, nel 2020, è uscito “Altri cento giorni con Gesù, la Parola da leggere con il cuore e non solo con la mente. Mentre scrivevo è giunta la Covid, questa malattia così strana da risultare incomprensibile. Ma, come Dio non tace davanti a tanta sofferenza e smarrimento, la mia penna non ha potuto trattenere l’inchiostro della speranza. Così ho dedicato proprio alla pandemia ed a tutte le peggiori malattie, le ultime 60 pagine di questo libro. Adesso sto scrivendo ancora. Presto pubblicherò altri due libri: “Gli ultimi cento giorni con Gesù”, che è il seguito della trilogia sul Vangelo e un viaggio nella storia e nei racconti dimenticati della Bibbia, dall’Antico Testamento all’Apocalisse.

Alessandro Ginotta, nato a Torino il 12 luglio 1970, scrittore e blogger, cura l’Ufficio Stampa della Società di San Vincenzo De Paoli e si occupa della formazione dei volontari su tutto il territorio nazionale.

Ha all’attivo tre libri e svariate pubblicazioni su riviste e quotidiani italiani.

Per l’Editrice Tau ha scritto:

“Cento giorni con Gesù”, 2017

“Signore Salvami”, 2019

“Altri cento giorni con Gesù”, 2020

Il suo blog è: www.labuonaparola.it