9 Dicembre, 2020

Le voci di tante frontiere che si ascoltano

Intervista a Simone Sereni, Segretario di Direzione de La Civiltà Cattolica

La Civiltà Cattolica è la più antica di tutte le riviste italiane ancora attive. Il primo numero è stato stampato nel 1850. Come è cambiata la rivista attraverso gli anni e quali sono i suoi obiettivi attuali?

Proprio quest’anno abbiamo celebrato i 170 anni dalla fondazione. Lo abbiamo fatto tra l’altro con una veste grafica speciale, alcune novità editoriali, e gli auguri di papa Francesco, del Presidente Mattarella, e di recente anche del Patriarca Ecumenico Bartolomeo. L’evoluzione de La Civiltà Cattolica ha seguito il cammino della storia lungo quasi due secoli, con i cambiamenti intercorsi nella Chiesa e nel Paese, dentro le grandi linee di evoluzione dei processi globali. Una rivista che non si aggiorni, accompagnando i tempi e i contesti che mutano, e le sfide che essi portano, difficilmente può sopravvivere così a lungo.

Ci sono d’altra parte alcuni elementi immutati nel tempo ne La Civiltà Cattolica: il legame con la Compagnia di Gesù, e la peculiarità di un «Collegio di scrittori» (così si chiamano i redattori della nostra rivista) e di autori solo gesuiti; il rapporto con la Segreteria di Stato della Santa Sede, che come noto visiona e approva le bozze prima della pubblicazione; e, soprattutto, il vincolo di fedeltà col Santo Padre: la rivista ha sempre accompagnato fedelmente il magistero dei Pontefici che si sono succeduti nel tempo, da Pio IX a Francesco. E continuerà a farlo, anche in virtù del voto speciale di obbedienza alle missioni che lega da sempre la Compagnia di Gesù al Papa. Infine, c’è un elemento «tradizionale» che è inscritto nel progetto originario della rivista, e che in fondo la accompagna anche nelle sfide attuali e prossime: quello dell’innovazione e del confronto con la cultura del tempo.

Il primo numero de La Civiltà Cattolica venne progettato per superare il tono erudito che in modo praticamente esclusivo caratterizzava le riviste religiose del tempo, con un occhio attento al linguaggio militante di alcune pubblicazioni laiche; venne fatto un investimento considerevole (e avveduto) per avere a disposizione dall’Inghilterra una speciale macchina tipografica che potesse raggiungere la tiratura necessaria all’ambizione del progetto; inoltre, e soprattutto, la prima Civiltà Cattolica, venne distribuita in tutta Italia – scritta in italiano, la lingua che univa tutta la Penisola, e non in latino come le altre riviste religiose – prima ancora che ci fosse l’Italia unita.

L’articolo di presentazione del primo numero, firmato dal fondatore e primo direttore p. Carlo Maria Curci, era intitolato «Il giornalismo moderno ed il nostro programma». In esso, p. Curci spiegava le finalità che la nuova rivista si proponeva nel campo della stampa. Si specificava che, sebbene la sede fosse Napoli, i gesuiti della rivista aspiravano a essere considerati «indigeni e naturali» in tutte le altre città. Che è poi il nostro sogno anche oggi.

E sempre riportando all’oggi un pensiero che la nostra rivista ben formulava nel 1851 – come spesso sottolinea il direttore, p. Antonio Spadaro – conserviamo un altro criterio guida fondamentale: «Tra chi scrive e chi legge corre una comunicazione di pensieri e di affetti che tiene molto dell’amicizia, spesso giunge ad essere quasi una segreta intimità: soprattutto quando la lealtà da una parte e la fiducia dall’altra vengono a raffermarla».

Puoi raccontarci come nasce un numero de La Civiltà cattolica, dalla sua progettazione fino alla stampa e alla spedizione?

Il cuore produttivo della rivista è il Collegio degli Scrittori: una redazione speciale, costituita da una comunità di gesuiti che vivono e lavorano insieme, destinati a questa missione. Al loro lavoro, si aggiungono i contributi di gesuiti che vivono in ogni parte del mondo e che sono impegnati nelle attività più disparate. I loro testi seguono un normale processo di redazione e alla fine sono pronti per essere pubblicati, al momento opportuno. Ogni numero, che esce ogni 15 giorni –di norma il primo e il terzo sabato del mese – nasce attingendo a questa sorgente.

C’è, come detto, un rapporto di sintonia speciale, particolare tra La Civiltà Cattolica e la Segreteria di Stato della Santa Sede. Il suo parere non solo conferisce autorevolezza alla nostra rivista, ma è spesso editorialmente davvero costruttivo. Una volta avuto l’ok dalla Segreteria di Stato, si impagina la versione finale del quaderno, che successivamente viene mandato in stampa. A quel punto parte un lavoro di promozione dei contenuti del quaderno che vengono parzialmente anticipati sul nostro sito e via social due giorni prima della pubblicazione. Nell’arco di due, massimo tre giorni dal «si stampi», infatti, il quaderno è pronto, anche per la spedizione postale agli abbonati, e alle Nunziature apostoliche in tutto il mondo.

Da qualche anno esiste anche una versione digitale della rivista, che viene pubblicata contemporaneamente alla carta sulle nostre app per dispositivi mobili.

Puoi parlarci della diffusione internazionale della rivista e delle altre interessanti iniziative, come le newsletter e i volumi di Accenti?

Dentro la sfida di raggiungere altri lettori, ma soprattutto di integrare altri sguardi e linguaggi, la rivista in questi anni ha avviato un percorso di espansione. L’estensione del suo respiro internazionale è stata quasi fisiologica, legata alla natura missionaria della Compagnia di Gesù e al processo globale che ci vede tutti sempre più evidentemente connessi gli uni gli altri. Così si è esteso il contributo offerto da gesuiti che vivono e operano in altri Paesi del mondo, alcuni dei quali sono diventati dei veri e proprio «corrispondenti»; accanto a questo abbiamo aperto la sfida delle edizioni in lingua straniera: attualmente esistono edizioni in inglese, francese, cinese, coreano e, da aprile 2021,in giapponese. A breve riprenderemo anche quella in spagnolo.

Questo non solo significa che la riflessione e lo sguardo della rivista raggiunge altre nazioni e altri popoli, ma soprattutto implica che La Civiltà Cattolica è chiamata ad ascoltare e guardare il mondo anche dal punto di vista delle altre culture e delle situazioni contingenti che si vivono fuori da Roma e dall’Italia.

Accènti è invece una collana monografica digitale, in cui periodicamente raccogliamo secondo una specifica parola chiave che ci sembra di attualità, una serie di articoli dell’immenso archivio della rivista. È nata quasi per gioco, dal fascino generato dallo scoprire in biblioteca «vecchi» articoli che riuscivano ancora a dirci qualcosa sull’oggi, o a farci sentire il polso e capire il contesto in cui sono maturati alcuni eventi importanti.

Le nostre newsletter rientrano nel processo di sviluppo digitale che ha avuto la rivista, a partire dal 2013. Abbiamo cercato un modo più diretto di entrare in contatto con lettori e curiosi: oggi ne produciamo tre.

Ultimamente poi abbiamo pensato di inserire anche i suoni de La Civiltà Cattolica, far udire davvero quelle «voci di tante frontiere che si ascoltano», di cui ha scritto papa Francesco a inizio anno in quel chirografo augurale di cui parlavo prima. E così abbiamo inserito dei sistemi di audiolettura sul nostro sito e nella nostra app, realizzato due skill per gli utenti di Alexa, per ascoltare le novità del nostro sito, e abbiamo cominciato a produrre dei podcast. In attesa di nuovi sviluppi.