14 Ottobre, 2020

Lettera agli studenti universitari

 

La Commissione Episcopale CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università ha scritto una lettera agli studenti universitari ricordando l’insegnamento del cardinale Newman (nella foto) a un anno dalla canonizzazione.

In questa lettera i vescovi rivolgono un particolare saluto ed incoraggiamento agli universitari che cominciano o riprendono i loro studi, augurando loro di realizzarsi come persone e di creare una vera comunità di studio e di vita.

Carissimi e carissime,
il nuovo Anno Accademico prende avvio, in questi giorni, in circostanze
didattiche, sanitarie e sociali ancora assai particolari. Forse alcuni di noi o le nostre
famiglie siamo stati toccati in prima persona dalle difficili conseguenze della
pandemia; altri ne hanno subito gli effetti indiretti; tutti ne siamo stati in qualche modo
coinvolti: come studenti, come cittadini, come cristiani. Tutto ciò interessa anche il
vostro essere universitari. La missione dell’Università, infatti, ha certamente molto da
dire alla società in cui viviamo e a ciascuno di noi, proprio in queste circostanze. Lo
suggerisce anche il primo anniversario della canonizzazione di John Henry Newman
(1801-1890), celebrata a Roma da papa Francesco lo scorso 13 ottobre 2019, perché
Newman fu intellettuale, santo, ma anche uomo profondamente radicato nell’ambiente
universitario. È guardando insieme alla realtà attuale e alla testimonianza del santo
cardinale inglese che vi scriviamo questa lettera affinché ci sentiate vicini nella vostra
vita universitaria.
Pur consapevole dell’importanza della specializzazione, Newman sottolineò
spesso che il fine dell’Università era – ed è – formare persone colte, capaci di farsi
carico dei problemi di tutto l’uomo, in grado di mantenere una profonda visione di
insieme che consentisse ad ogni studioso di comprendere il valore della propria
disciplina all’interno dell’unità del sapere. Le circostanze attuali, indotte dalla
pandemia, ci hanno persuaso una volta di più che le soluzioni alle grandi emergenze
sociali, ma anche umane e scientifiche, non si ottengono solo mediante conoscenze di
ordine pragmatico, ma fanno appello anche ad una serie di virtù che si fondano in una
dimensione sapienziale trasmessaci da tanti autori, sia umanisti che uomini e donne di
scienza. La solidarietà, l’amore alla verità, il sapere come servizio, la condivisione dei
risultati scientifici, la prudenza, la capacità di perseverare nella ricerca del vero e del
bene – solo per fare alcuni esempi – sono virtù e atteggiamenti propri di chi si forma
con serietà nello studio e nella ricerca, e dunque appartengono a una vera esperienza
universitaria.
John Henry Newman, e con lui molti altri pensatori, ci ricordano che l’Università
possiede una insostituibile dimensione comunitaria: è comunità di studio e di vita, non
solo luogo di apprendimenti strumentali. Sta anche a noi far sì che le attuali
circostanze della didattica on line, ben affrontate, non indeboliscano questa
dimensione, ma ne rivelino aspetti inediti. Esse, infatti, ci danno la possibilità di
raggiungere colleghi e docenti spazialmente lontani, di avviare metodologie
innovative, di accedere a risorse più ricche. Impiegarle per la verità e per il bene vuol
dire anche saper mantenere vivo lo stimolo per la profondità senza cedere alla
tentazione di essere approssimativi; vuol dire aiutare chi resta indietro; vuol dire saper
condividere il pane della scienza con gli altri e saper fare rete.
Infine, Newman vedeva nell’Università un luogo super partes, ove i problemi
della società si potessero dibattere con libertà e franchezza, senza condizionamenti di
sorta, guidati soltanto dalla ricerca della verità e del bene comune. Per questo egli amò
con tutte le sue forze la coscienza, convinto che ogni essere umano fosse in grado di
leggere in essa una legge morale capace di spingere a compiere il bene ed evitare il
male. Come Agostino di Ippona prima di lui, anche Newman invitava ad ascoltare
nella coscienza la lezione più importante, quella impartita dal Maestro interiore. Ciò
può divenire a volte oneroso, come nel suo caso, perché giunse a costargli la fama, la
cattedra e l’onore. Ma egli non dubitò che seguire la propria coscienza nella ricerca
della verità valesse più di tutto questo.
Auguriamo a tutti voi che iniziate il nuovo Anno Accademico di poterlo vivere
come un’esperienza di servizio e di comunione, certi che lo sforzo quotidiano profuso
nella formazione e nell’apprendimento si tradurrà ben presto in responsabilità
all’interno del tessuto sociale, scientifico, culturale. C’è bisogno, infatti, di un deciso
scatto in avanti, nel nostro Paese, affinché crescano la preparazione culturale e la
formazione umana e, con esse, la collaborazione di tutti nel promuovere il bene
comune. Come ricorda papa Francesco, «un Paese cresce quando dialogano in modo
costruttivo le sue diverse ricchezze culturali: la cultura popolare, la cultura
universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura
economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media» (Fratelli tutti, n. 199).
Quanti condividiamo la fede cristiana sappiamo bene che «la verità non è un’idea
astratta, ma è Gesù, il Verbo di Dio in cui è la Vita che è la Luce degli uomini»
(Francesco, Veritatis gaudium, n. 1). E sappiamo che lo studio profondo della natura,
della storia e della vita, può e deve contribuire ad una sintesi più profonda tra fede e
ragione, diventando anche solidarietà con tutti e carità che trasforma il mondo. È
questo il nostro augurio per voi, nel vostro cammino presente e in quello futuro.

I Vescovi della Commissione

Roma, 13 ottobre 2020