Il 14 marzo 2019, su invito del Corso di laurea in Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma, il prof. Alberto M. Benedetti, Ordinario di diritto privato nell’Università di Genova e Componente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha tenuto agli Studenti del Corso una Lectio magistralis dal titolo “La magistratura tra indipendenza e responsabilità”.
La lezione è stata introdotta dal prof. Alberto M. Gambino, Prorettore Vicario dell’Università Europea di Roma. Gambino ha ricordato in particolare l’attenzione che Benedetti ha sempre riservato alle fasce più deboli della società sia nelle sue attività di studio e di ricerca sia nei precedenti incarichi istituzionali quale presidente dell’Autorità di controllo dei servizi pubblici locali del Comune di Genova e del Co.re.Com. Liguria. Tale attenzione – ha detto Gambino – è sicura garanzia di equilibrio nel delicato ruolo al quale Benedetti è ora chiamato nell’organo di autogoverno della magistratura italiana.
La lezione di Benedetti si è articolata intorno ai due poli dell’autonomia e della responsabilità del magistrato.
Con riferimento all’autonomia Benedetti ha evidenziato come la Costituzione repubblicana abbia segnato una frattura radicale rispetto al passato, sottraendo il magistrato al potere gerarchico del governo e stabilendo i principi della sua soggezione solo alla legge, dell’assunzione tramite concorso e dell’inamovibilità se non per ragioni disciplinari. L’autonomia della magistratura – ha detto Benedetti – è principio cardine dello stato di diritto. È un vero e proprio diritto soggettivo del cittadino. E non deve essere data per scontata come dimostrano vicende recenti non solo in Paesi lontani, ma anche nel nostro continente.
Secondo Benedetti la responsabilità del magistrato deve invece servire anzitutto a metterlo al riparo dagli eccessi dell’autonomia. Al riguardo Benedetti si è soffermato, tra l’altro, sulla recente ordinanza con cui le Sezioni Unite della Corte di Cassazione sono state chiamate a pronunciarsi sul significato dell’applicazione della legge ai fini dell’esonero del magistrato da responsabilità e sulla distinzione tra applicazione e interpretazione della legge. Secondo Benedetti la riflessione sulla responsabilità della magistratura non può tener conto solo del punto di vista dei danneggiati. A suo dire bisogna considerare convenientemente anche la prospettiva dei giudici, i quali, di fronte al cronico ritardo del legislatore nel tener testa all’evoluzione della realtà sociale, si trovano sulla frontiera del cambiamento e, a causa di una pressione eccessiva della responsabilità, potrebbero essere indotti a rinunciare a un impegno coraggioso e non altrimenti surrogabile al servizio dello sviluppo dell’ordinamento.
Da ultimo Benedetti ha riconosciuto che è ancora necessario impegnarsi per fare in modo che il potere dei giudici sia avvertito sempre più come un servizio per il cittadino.