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La tassazione dell’economia digitale tra sviluppi recenti e prospettive future

17 Dicembre 2018

“La tassazione dell’economia digitale tra sviluppi recenti e prospettive future” è il tema di un convegno organizzato dall’Università Europea di Roma e da Treccani, che si è tenuto il 29 novembre 2018 presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana.

L’incontro è stato aperto da un saluto del Prof. Alberto Gambino, Pro-Rettore dell’Università Europea di Roma, che ha ricordato l’importanza e l’attualità dell’argomento trattato.

“Sono a tutti noti – ha detto il Prof. Gambino – i dibattiti ed i confronti di opinioni che si sono sviluppati negli ultimi anni, a livello nazionale ed internazionale, sulle modalità più opportune per assoggettare ad imposizione le imprese dell’economia digitale. Si tratta, infatti, di soggetti che, grazie ai loro modelli di business diversi da quelli delle imprese tradizionali e allo sfruttamento delle risorse telematiche, realizzano redditi di ammontare molto significativo che gli Stati faticano ad individuare, localizzare ed assoggettare a tassazione. Si è correttamente parlato, in questo senso, di stateless income, di redditi, cioè, che, in ragione delle loro particolari modalità di produzione, tendono ad essere difficilmente localizzabili (e, quindi, tassabili) in uno Stato, proprio perché prodotti senza l’ausilio delle strutture fisiche che siamo abituati a conoscere e che troviamo nelle dinamiche operative delle imprese tradizionali”.

Secondo il Prof. Franco Gallo, Presidente dell’Istituto della Enciclopedia italiana e Presidente emerito della Corte Costituzionale “dai lavori del convegno è emersa una linea di azione duplice: anzitutto occorre modificare le norme italiane che hanno introdotto l’imposta sulle transazioni digitali in modo da avvicinare la nostra disciplina al prototipo della Digital Services Tax europea e, in secondo luogo, occorre incoraggiare l’operato dell’OCSE e dell’UE affinché adottino al più presto una forma di imposizione armonizzata sia a livello europeo sia con la normativa statunitense della recente riforma Trump”.

In occasione dell’incontro è stato presentato l’InnoLawLab – Laboratorio di Diritto dell’Innovazione ed il Profilo in Diritto e gestione delle nuove tecnologie recentemente attivati nell’ambito del Corso di Laurea in Giurisprudenza dell’Università Europea di Roma e coordinati dai Professori Alberto Gambino, Emanuele Bilotti, Valeria Falce e Andrea Stazi.

Il Prof. Stazi ha spiegato che “L’Università Europea di Roma ha deciso di rafforzare lapropria offerta formativa dedicata ai temi del diritto e della gestione dell’innovazione, oggi centrali nello scenario socio-economico e professionale, attraverso l’istituzione nell’ambito del Corso di laurea in Giurisprudenza dell’InnoLawLab, del Profilo dedicato e di Master e Corsi di perfezionamento e aggiornamento professionale.

In particolare, il Profilo si articola in un corso fondamentale sul rapporto tra diritto e nuove tecnologie con specifica attenzione all’individuo, allo Stato e a beni, contratti e mercati, ed in tre corsi opzionali relativi al diritto e alla gestione, rispettivamente, della privacy e delle biotecnologie, della pubblica amministrazione digitale, e dei servizi e contenuti online. A ciò, si affianca un’ampia offerta post lauream focalizzata sui temi più attuali di diritto e gestione dell’innovazione tecnologica”.

Il Prof. Emanuele Bilotti, Coordinatore del Corso di Laurea in Giurisprudenza all’Università Europea di Roma, ha sottolineato come questo Corso “ambisca a inserirsi nella grande tradizione italiana della formazione accademica del giurista, la quale, anche rispetto ad altre esperienze straniere, si è caratterizzata da sempre per offrire al giurista una preparazione che sia tecnica e operativa e insieme di alto livello teorico e di ampio respiro culturale”.

Recuperando una nota immagine del giurista inglese William Twining, il Prof. Bilotti ha precisato che “solo un giurista che sappia coniugare insieme le doti di Pericle e dell’idraulico può affrontare con successo le grandi sfide dell’innovazione ed essere davvero protagonista di una nuova costruzione sociale”.

Tra i vari interventi del convegno, il Prof. Marco Fazzini, Ordinario di Economia aziendale all’Università Europea di Roma, ha affermato che “nel caso delle imprese dell’economia digitale il riferimento ai tradizionali indicatori economici ed alle metriche di misurazione delle dinamiche aziendali che siamo abituati a conoscere rischia di condurre a risultati fuorvianti”.

Per il Dott. Raffaele Russo, intervenuto al convegno a titolo personale “il complesso tema della tassazione dell’economia è stato affrontato con il contributo delle diverse esperienze degli economisti, dei giuristi, degli accademici e dei policy maker in un incontro che ha favorito il dibattito e la ricerca di soluzioni adeguate”.

Il Prof. Marco Greggi, Ordinario di Diritto tributario all’Università di Ferrara, ha spiegato che “le proposte di direttiva della Commissione europea del marzo 2018 finalizzate all’introduzione di un sistema armonizzato di tassazione delle grandi imprese digitali multinazionali si muovono lungo una duplice linea strategica: da un lato si cerca di responsabilizzare maggiormente tali imprese dal punto di vista tributario quando esercitano attività d’impresa in uno Stato dell’UE, dall’altro lato si propone l’introduzione di una Digital Services Tax che queste imprese dovrebbero versare quando operano sul mercato europeo”.

Secondo la Prof.ssa Livia Salvini, Ordinario di Diritto tributario all’Università LUISS – Guido Carli, “uno dei temi che merita approfondimento è quello dei diritti costituzionali che sono legati alle questioni trattate nella giornata di lavori. La tassazione dell’economia digitale comporta, infatti, delle problematiche di localizzazione della ricchezza e di determinazione dei valori o delle entità da tassare, ciò cui inevitabilmente consegue uno spostamento della tassazione dai profili delle imposte dirette a quello delle imposte indirette. Ciò si riflette sulle modalità di finanziamento delle spese di welfare, assistendosi ad una diminuzione di importanza della tassazione personale in favore di una tassazione reale e localizzata in luoghi diversi da quelli ove è ubicata la sede dell’impresa”

Per il Prof. Alessandro De Stefano, Docente di Diritto tributario all’Università Europea di Roma “questo convegno fa seguito alla tavola rotonda organizzata sullo stesso tema dall’Università Europea di Roma nel febbraio del 2016 e si inserisce in un percorso di studi che la nostra Università – e la cattedra di diritto tributario, in particolare – ha intrapreso per seguire attentamente l’evoluzione delle politiche internazionali dirette a modificare i tradizionali schemi di tassazione delle imprese; schemi non più adeguati a cogliere sotto il profilo tributario la ricchezza prodotta dalle imprese della digital economy”.

Secondo il Dott. Alessio Persiani, Assegnista di ricerca in Diritto tributario all’Università Europea di Roma, “deve accogliersi positivamente l’attuale stato di standby della digital tax italiana, introdotta nel nostro ordinamento sul finire del 2017 e non ancora operativa per mancanza del decreto ministeriale di attuazione: si tratta, infatti, di una disciplina che presenta criticità non lievi sotto molteplici profili e che, soprattutto, risulta non allineata alla proposta di direttiva sulla Digital Services Tax adottata dalla Commissione europea nel marzo 2018”.

Il Dott. Giovanni Vivona, Global Transfer Pricing Manager di Veon Group, ha dichiarato: “Il mio contributo a questo convegno è stato quello di dare una visione pratica di come le imprese multinazionali stanno al momento applicando la normativa sulla digital economy mediante modelli specifici di transfer pricing. Ciò al fine di prospettare le problematiche che devono essere risolte per assoggettare ad una corretta imposizione le imprese operanti nel settore digitale”

 


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